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OTO Chair: come passare da un'idea a un marchio circolare: DesignWanted

Jun 09, 2023

CHIAVE DA ASPORTO:

Mattia Bruni

Sono uno studente di 21 anni al secondo anno di Product Design presso NABA, con un vivo interesse per il mondo, spesso trascurato, della tecnologia. La mia filosofia di design enfatizza l'usabilità e l'esperienza dell'utente e credo che un buon design non sia solo esteticamente gradevole, ma anche pratico e intuitivo. Al di fuori del design, mi piace scrivere e praticare lo spagnolo, la mia seconda lingua.

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In 2019, Alessandro Stabile and Martinelli Venezia Studio created OTO, aka 1:1, one to one: asedia per stampaggio ad iniezione di plastica, stampato utilizzandoriciclatoplastica industriale, leggero ma robusto econsegnato smontato, con tutti gli elementi facilmente assemblabili dall'utente senza attrezzi.

Quando venne presentato per la prima volta,

OTO era un buon prototipo. Quattro anni dopo si è trasformata in una vera e propria impresa circolare,

creato e gestito da due studi di design partendo da quell'idea originale di design del prodotto e lanciato ufficialmente alla Milano Design Week 2023. Ovviamente, con il supporto di un investitore.

Come è successo? Cosa deve avere un concept, in termini di caratteristiche e qualità, per poter diventare il punto di partenza di un business?

1. Una storia forte

La storia che racconta OTO è semplice, chiara e forte: non è (solo) il materiale che utilizzi a rendere sostenibile un prodotto ma il modo in cui viene progettato, prodotto, costruito, spedito, eventualmente riciclato.

Il progetto OTO nasce dalla scelta della plastica: Martinelli Venezia e Alessandro Stabile hanno voluto che i designer rivalutassero la plastica e trasmettessero il messaggio chenon è il materiale in sé il vero problema, ma l’uso che ne facciamo.

Siamo tutti portati a considerare “sostenibili” gli oggetti che vengono comunicati con etichette come “bio”; "verde"; “plastic free” ecc., soffermandosi solo sul materiale utilizzato.

Ma la realtà è ben diversa, perché un oggetto, per essere veramente sostenibile, deve essere progettato e costruito all’insegna della circolarità: minimizzando l’uso delle risorse (durante la produzione, la spedizione, l’uso), concepito per durare e per essere facilmente montato e smontato per il riciclo. .

Da parte loro, per evitare un'ulteriore produzione di materiale non necessario, i progettisti hanno deciso di farloutilizzare plastica riciclata industriale. E di legare la propria attività a una start up italiana chiamata Ogyre che raccoglie la plastica dai mari. Una parte dei guadagni derivanti dalle vendite dell'OTO va a Ogyre: 1 kg di rifiuti marini verrà raccolto per due sedie OTO vendute.

[Leggi anche Tu sei un mago della stampa 3D: come si costruisce da qui un'azienda circolare? ]

2. Un design snello e intelligente

L'idea progettuale di OTO è molto chiara: realizzare una sedia partendo da elementi da assemblare che escono tutti insieme da un unico, piccolo stampo.

Il concetto alla base della sedia OTO – da cui deriva il suo nome One To One – nasce da modelli in scala: laoggetti in miniaturafatto di pezzi di plastica con cui i bambini giocavano e assemblavano.

Molto in voga in passato, erano pensati per fasce d'età e realizzati in diverse misure. Ma la loro vera particolarità stava nei pezzi che li componevano, che eranoancorato ad una griglia in plastica con collegamentiche dovevano essere rotti per assemblarli.

Alessandro Stabile e Martinelli Venezia hanno preso da questi modelli in miniatura il concetto della griglia: la sedia originale doveva essere stampata in un unico elemento che sarebbe poi stato smontato in diversi pezzi. Durante lo sviluppo dello stampo, però, la griglia è diventata fragile e ha comportato anche uno spreco di plastica.

Per questi motivi il design è stato modificato eliminando gli elementi di unione.

La disposizione dei pezzi della sedia nello stampo è rimasta però la stessa: gli elementi della sedia escono in un unico blocco di plastica.

3. Una chiara comunicazione delle caratteristiche e la ricerca di un legame emotivo